Ti sarà capitato di affermarlo, o di sentirtelo dire “Sono ben altri i problemi rispetto a…”.
Ebbene, questa espressione, con le sue centomila varianti, è la spiegazione più semplice e immediata del benaltrismo, un termine utilizzato nelle scienze politiche per indicare la “corrente di pensiero”, quasi sempre strumentale, per cui il problema o la soluzione di una qualsiasi questione sia altrove rispetto a quanto detto.
Ma cosa c’entra con Trump e Salvini? Scopriamolo insieme.
Le origini del benaltrismo nella politica e la sua diffusione
Il benaltrismo, e la su traduzione inglese Whataboutism, è entrato nel lessico politico in maniera così diffusa da essere comune in qualsiasi luogo di discussione, compresi giornali, media e social network.
Il sistema è semplice, si evita di rispondere nel merito, semplicemente si afferma che quel che l’interlocutore sta affermando non è poi così importante o urgente perché c’è ben altro a cui pensare, di cui occuparsi o a cui dare la colpa.
Tra i primi ad applicare questo metodo ritroviamo proprio i dirigenti del centrosinistra italiano nell’epoca berlusconiana. Gli errori di Berlusconi, le sue colpe, o presunte, erano tali e tante da giustificare o quantomeno alleviare qualsiasi altro comportamento o errore.
Oggi ritroviamo lo stesso modo di agire nelle famosissime esclamazioni “E allora il PD?” oppure, nella ormai già passata di moda “Parlateci di Bibbiano”.
Maggiore sarà l’attaccamento al partito, tanto da diventare fede e infine fanatismo, meno si sarà disposti ad ascoltare e a valutare posizioni differenti.
Salvini, Trump e il benaltrismo.
Prendiamo in esame due esponenti politici che hanno fatto del benaltrismo o del whataboutism l’arma comunicativa più efficace.
Iniziamo col dire che seppure Salvini già nell’aprile 2016 amava paragonarsi a Trump durante un loro incontro a Philadelphia i due differiscono nella capacità effettiva di portare a termine quel che dicono, in altre parole le loro promesse.
Donald Trump è il Presidente degli Stati Uniti, ha enormi poteri e li utilizza come gli pare, e lo farà finchè il Congresso americano lo permetterà.
Matteo Salvini, divenuto Ministro degli Interni del governo gialloverde (M5S-Lega), è perennemente alla ricerca di un potere che di fatti non ha mai posseduto sul serio. E lui stesso lo ha chiarito ad agosto, quando staccando la spina al suo governo, nella convinzione di riuscire a portare il Paese velocemente al voto, si è trovato beffato dai girotondi di Palazzo e si è ritrovato all’opposizione del governo giallorosso (M5S-PD).
Le affinità tra i due sono più comunicative, in particolare Salvini ispira volutamente la sua comunicazione a quella di Trump.
Vediamo come:
- Entrambi usano hashtag violenti e diretti, tra i più famosi ritroviamo quelli volti a chiudere le frontiere. Trump ha promesso un muro al confine col Messico, Salvini ha utilizzato l’hashtag #chiudiamoiporti;
- Entrambi sono in perenne ricerca del nemico da attaccare, in maniera violenta e diretta. Tutt’altro che politically correct. Tra i termini più utilizzati di Trump ritroviamo: fantoccio, disonesto, perdente. Quelli di Salvini sono: buonista, radical-chic, nemico degli italiani;
- Entrambi sono perennemente sui social, Salvini è sbarcato perfino su TikTok, il nuovissimo social cinese amato dai giovanissimi;
Infine, entrambi utilizzano un lessico semplice, comprensibile e asciutto, e cosa può esserci di non comprensibile nel dire che il problema è altrove? Si parla di Ius Soli? Ma il problema è l’Ilva! Si parla di diritti? Il problema sono gli immigrati che rubano lavoro agli italiani o rendono meno sicure le nostre strade.
Ma allora cosa si può fare per o contro il whatsaboutism di Salvini e Trump?
Iniziamo col dire che se hai deciso di utilizzare il benaltrismo avrai di certo dei risultati ottimi sul breve e sul medio periodo. La strada è chiara e già piuttosto spianata, non resta che percorrerla. Ma non ci sentiamo di consigliare questa strategia per il lungo periodo.
Se al contrario, hai deciso di contrastare il benaltrismo, hai di certo bisogno di una strategia, di medio o lungo periodo.
Potresti iniziare con l’ironia verso l’avversario, ma attenzione, talvolta utilizzarla diventa un boomerang. Un po’ come accaduto con “Io sono Giorgia”, canzone ironica su Giorgia Meloni, alla fine è stata lei a sfruttarla a suo favore puntando sull’autoironia.
Non funziona nemmeno ergersi in cattedra, e arroccarsi sulle proprie posizioni e principi, spesso i benaltristi sfruttano come nemico comune le paure effettive delle persone e le amplificano. Minimizzarle, ridicolizzarle, o peggio additarle come qualcosa di cui vergognarsi non le farà sparire ma al contrario: le amplificherà e farà sentire agli elettori dei “benaltristi” che li consideri stupidi o comunque non degni di rispetto. Oltre a farti apparire poco empatico verso i problemi, veri, sfruttati da Salvini e Trump.
Come detto, la strada non è semplice e se hai deciso di percorrerla ti consigliamo di farti aiutare nella strategia e nella comunicazione social, servirà perseveranza, pazienza ed ascolto.
Una risposta