Buongiorno Professore Codeluppi, la ringraziamo per il tempo che ci dedicherà, è un vero piacere poterla intervistare. Passiamo subito alla prima domanda: come grande conoscitore dei fenomeni della comunicazione di massa e della grande influenza che i nuovi media hanno sulla società, quanto pensa che questi siano stati parte del successo del Movimento 5 Stelle, di Salvini e di Giorgia Meloni?
Credo che i media abbiano sempre avuto un rapporto particolarmente stretto con il mondo della politica. Nel corso del tempo, tale rapporto si è intensificato via via che sono arrivate delle nuove tecnologie in grado di potenziare le possibilità comunicative dei media, ma è comunque sin dagli inizi che la politica ha trovato nei media un prezioso alleato. Probabilmente dittature come il nazismo e il fascismo non ci sarebbero state senza la forza comunicativa a disposizione dei media. Pensiamo ad esempio al ruolo esercitato dalla radio, che Hitler e Mussolini hanno saputo utilizzare al meglio. È evidente però che i media digitali odierni mettono a disposizione della politica delle risorse comunicative enormemente superiori. Dunque, il problema della politica oggi è trovare dei leader che sappiano sfruttare tali risorse. E indubbiamente Grillo, Di Maio, Salvini e Meloni hanno saputo farlo. Ma, se andiamo all’estero, possiamo estendere il discorso anche a Obama, Trump o Macron. Non dobbiamo però pensare solo al ruolo esercitato dai media digitali. Il politico efficace oggi è quello che sa utilizzare al meglio le potenzialità di tutti i media, vecchi e nuovi. La vecchia televisione, ad esempio, è ancora uno strumento centrale per la politica. Il Movimento Cinque Stelle, che all’inizio la teneva lontana, ha dovuto ricredersi e oggi vediamo i suoi leader frequentare assiduamente gli studi dei vari talk show.
Abbiamo trovato molto interessante la sua teoria di “Vetrinizzazione sociale”, ne parlava già anni fa nel suo libro “Mi metto in vetrina”: come ed in che misura pensa che i nuovi media – ma sono ancora così tanto nuovi? – abbiano cambiato la propaganda politica?
L’arrivo del Web 2.0 e soprattutto dei social media ha profondamente cambiato il nostro rapporto con la società. I media tradizionali prevedevano un rapporto passivo, di semplice fruizione di qualcosa che veniva realizzato e trasmesso da qualcun altro. Oggi è possibile per ciascuno creare dei suoi contenuti e trasmetterli in tutto il mondo. Ognuno di noi si è trasformato in un potenziale network televisivo. Ed è diventato consapevole che in questa nuova condizione è necessario “vetrinizzarsi” al meglio. È necessario cioè costruirsi dei profili personali in cui presentarsi nella maniera migliore possibile, raccontando solo i propri successi. Ma l’atto di “vetrinizzarsi” non è un semplice atto di esposizione. Ha delle importanti conseguenze sociali perché se ci si espone si è anche costretti a una costante osservazione da parte degli altri e ciò produce inevitabilmente un effetto di indebolimento. Ne sono vittime le persone comuni, ma anche i politici. Dunque i leader odierni, se riescono ad impiegare al meglio la forza comunicativa dei media, possono ottenere dei notevoli risultati, ma, allo stesso tempo, sono fragili e possono anche perdere rapidamente i loro consensi. Penso che da questo punto di vista il caso di Matteo Renzi sia esemplare.
Lei è uno dei più grandi esperti di pubblicità in Italia, ci può illustrare in poche parole – sappiamo che risulta difficile – il rapporto che intercorre tra la pubblicità e la politica oggi? Grazie
Se per rapporto tra pubblicità e politica s’intende quello che la politica pensa della pubblicità, la risposta è semplice: per la politica la pubblicità non esiste. Eppure il nostro sistema economico senza la pubblicità non starebbe in piedi e l’intera società crollerebbe. Anche il sistema dei media senza le risorse economiche provenienti dalla pubblicità non potrebbe più funzionare. Eppure è così: per la politica la pubblicità è come se non esistesse. E ciò è particolarmente vero nel nostro paese, per ragioni storiche e culturali. Se invece vogliamo parlare dell’utilizzo che la politica fa della pubblicità per i suoi obiettivi particolari, è evidente che, per tutto quello che ho detto sinora, da molto tempo la politica, soprattutto in conseguenza del suo sempre più stretto rapporto con i media, ha adottato un modello comunicativo di tipo pubblicitario. Un modello cioè che si basa su una logica profondamente promozionale. Un modello che comporta che la politica debba rinunciare alla sua dimensione ideologica e valoriale. Ciò può non piacere a molti, abituati a una concezione più tradizionale della politica, ma purtroppo è evidente che la politica odierna è diventata “pubblicitaria”.
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